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Prima che sia troppo tardi: difendiamo la democrazia e la Costituzione



“De l’esprit des loix”, di Montesquieu,
Ginevra, 1748

Fra i
primi firmatari, Gustavo Zagrebelsky e Umberto Eco

 



Appello di “Giustizia e Libertà” in difesa della
democrazia e della Costituzione: Rompiamo il silenzio

 


Charles-Louis
de Secondat, barone de La Brède e de

Montesquieu (La
Brède, 18.1.1689 – Parigi, 10.2.1755)


Editoriale


Prima che sia troppo tardi

di
Pippo Palazzolo

 

   
Alla vigilia
delle elezioni del 13 aprile 2008, sentii la necessità di scrivere delle
riflessioni sull’importanza di andare a votare, considerato che la
situazione richiedeva l’impegno di tutti i cittadini democratici. Scrissi,
in particolare, che il pericolo era che vincesse un partito “personale”,
il cui leader avrebbe potuto anteporre i propri interessi particolari a
quelli della collettività

(vedi).

   A
meno di un anno di distanza, si sono già verificate diverse delle ipotesi
più pessimistiche di allora e mi ritrovo a sentire il bisogno di fare un
nuovo appello ai lettori, perché si mobilitino contro quello che mi sembra
essere un attacco devastante alle fondamenta stesse del nostro sistema
democratico e liberale.

   
Infatti, nell’arco di meno di dieci mesi, il Governo Berlusconi (o,
meglio, il Governo di Berlusconi):

bullet

  ha
espropriato il Parlamento (nel quale, peraltro, ha una solidissima
maggioranza) della sua funzione legislativa, utilizzando la
decretazione d’urgenza
e il voto di fiducia per
imporre senza discussioni le sue scelte meno popolari, indigeste anche
ai suoi stessi parlamentari;


bullet

  
ha imposto, per lo più per motivi economici, una “riforma” della scuola
che sembra un preludio ad un vero e proprio smantellamento
dell’istruzione pubblica
, ignorando tutte le proteste che
coralmente si sono levate da parte di chi nella scuola ci vive;

bullet

   
si è messo preventivamente al riparo da ogni rischio giudiziario, grazie
al c.d. “lodo Alfano”;

bullet

  
ha concesso alla Lega Nord una legge sul federalismo fiscale e diversi
provvedimenti dal carattere apertamente razzista (dalle
impronte digitali per i bambini rom all’obbligo per i medici di
denunciare i pazienti “clandestini”);

bullet

  
ha subordinato la laicità dello Stato a tutte le richieste
provenienti dal Vaticano e dalla parte più reazionaria del mondo
cattolico, ricevendone in cambio aperto appoggio.

   
Ieri, però, è avvenuta una accelerazione del processo di distruzione dello
Stato di diritto: sfruttando l’onda di emotività che attraversa il Paese
per il “caso Eluana”, Berlusconi ha sfidato deliberatamente il Presidente
della Repubblica, presentando un ulteriore e ipocrita decreto-legge
incostituzionale, che potrebbe trascinare l’Italia ad un punto di rottura 
degli equilibri istituzionali. Così spera, probabilmente, di trovare una
giustificazione al suo tentativo di uscirne con una soluzione
“bonapartista”, come ipotizza  oggi Ezio Mauro (
vedi).

   
Sappiamo, almeno a partire da Montesquieu (1748), che un moderno Stato di
diritto si fonda sulla separazione e il bilanciamento dei tre poteri
fondamentali dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Solo il
corretto esercizio di ciascuno di essi, svolto nei limiti fissati dalla
Costituzione, può garantire la vita di un sistema politico democratico e
liberale. Quando, al contrario, uno di tali poteri cerca di esautorare gli
altri, lo sbocco inevitabile è la perdita dei diritti di libertà dei
cittadini, fino ad arrivare a governi autoritari o apertamente tirannici.

   
Ed è quello che, oggi, concretamente rischiamo. Berlusconi, forte del suo
enorme potere mediatico, minaccia il ricorso diretto al “popolo” per
modificare la Costituzione in senso presidenzialistico. C’è motivo di
preoccuparsi seriamente, perché costui è già di fatto il Capo e “padrone”
del Governo, ha un’ampia maggioranza nei due rami del Parlamento (e
ciononostante ne umilia la funzione con il costante ricorso ai
decreti-legge e ai voti di fiducia), sta cercando di realizzare un
progetto di riforma della Magistratura che, di fatto, ne limiterebbe
fortemente l’autonomia: cos’altro dobbiamo aspettare per esprimere con
forza il nostro dissenso?

   
Autorevoli costituzionalisti e stimati intellettuali hanno elaborato e
lanciato un accorato appello (“Rompiamo il silenzio”), nel quale mi
ritrovo perfettamente: vi invito a leggerlo e, se lo troverete
condivisibile, firmarlo e diffonderlo. Prima che sia troppo tardi…


Pippo Palazzolo


7 febbraio 2009

 

Per
firmare l’appello, vai alla pagina


http://www.libertaegiustizia.it/appelli/dettaglio_appello.php?id_appello=11

 

 

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