RAGUSA, 1743 – Come si scampò dalla peste, di Giuseppe Tumino

Il 29 marzo del 1743 la peste si presenta ancora una volta, l’ultima, proprio a Messina dove era apparsa per la prima volta in Europa nel 1347.

Era la terza volta in poco più di un secolo, dopo la peste del 1626 e il catastrofico terremoto del 1693, che un flagello si abbatteva sulla Sicilia.

In meno di tre mesi ci furono più di 40.000 morti e da parte del Viceré di Sicilia furono presi dei provvedimenti per isolare Messina e impedire la diffusione del contagio.

I Giurati di Ragusa misero sotto controllo militare tutte le vie di accesso alla città.

 Ma un frate del Terz’Ordine francescano, di origini ragusane, fuggito da Messina, riuscì ad introdursi a Ragusa dalla porta di Modica a guardia della quale c’era proprio suo fratello, tale Vincenzo Floridia.

Diffusasi la notizia, il convento che lo ospitava e la sua casa furono  barricati e posti sotto stretta sorveglianza, e i due fratelli furono rinchiusi nella Chiesa di S. Maria del Calvario.

Comparsi negli abitanti i primi sintomi, come i caratteristici bubboni, cosa che spesso veniva celata, furono prese delle iniziative per scongiurare il contagio.

 Di questo ci riferisce un anonimo autore di un manoscritto conservato nell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Ragusa.

E’ sorprendente il fatto che si presero precauzioni più di ordine religioso che di ordine sanitario, mostrando così le contraddizioni della cultura di un’epoca che si apriva alla luce della ragione, ma perpetuava l’oscurità della superstizione. E purtroppo accade sempre così, anche al giorno d’oggi.

Infatti, ritenendo che i mali sopraggiungessero a causa dei peccati, si fece ricorso a rigorose penitenze e alla protezione dei Santi Giovanni e Giorgio

Dal 29 giugno al 4 agosto l’unione fra le due Parochie dispari e contrarie ab immemorabili tempore, l’una di S. Giorgio e l’altra di S. Giovanni, organizzò messe e processioni giornaliere a cui presero parte tutto il clero congiunto, tutte le confraternite e le comunità religiose.

I flagellanti camminavano a piedi scalzi, con catene ai piedi, corde al collo e corone di spine, battendosi a sangue o portando sulle spalle una pesante croce. Le statue di tutti i santi della città e i reliquiari, come non era mai accaduto, furono esposti insieme, accompagnati da canti di litanie e trombe e tamburi a lutto.

Inoltre ci viene riferita la curiosa notizia che, per riparare il male, furono rinchiuse tutte le meretrici tanto cittadini, quanto forestieri, che arrivarono al numero di cinquanta circa.

Fu così che l’epidemia fu scongiurata e la nostra città fu miracolosamente preservata dal morbo pestilenziale per l’armonia che mai per il passato si era veduta tra gli animi dell’una e dell’altra Chiesa, anche se  l’anonimo cronista si appresta subito a precisare che da questo non discendeva l’obbligo per la Chiesa di S. Giovanni di subordinarsi in futuro alla Chiesa di S. Giorgio.

Sui danni, invece, che Messina subì, esiste un resoconto che il Generale Priman, governatore di Messina, fece in una lettera inviata a S. E. in Palermo il 29 giugno 1743.

Giuseppe  Tumino

Ragusa, 26 febbraio 2020

La vita e i suoi altrove, di Nunzio Brugaletta

 E’ da poco uscito il nuovo libro a fumetti La vita e i suoi altrove, dell’ormai affermato artista Nunzio Brugaletta. L’Autore ha al suo attivo la pubblicazione di altre due opere (K, sei racconti di Franz Kafka e Attaccarsi alla vita, quattro novelle di Luigi Pirandello). In questa occasione si confronta con due giganti della letteratura russa, Dostoevskj e Gogol. La scelta è caduta su due opere considerate minori, Il sosia di Dostoevskij e Le memorie di un pazzo, di Gogol. Il filo conduttore di entrambi i racconti è lo scollamento, spesso inizialmente impercettibile, tra la realtà soggettiva e la realtà oggettiva. Le due belle graphic novel riescono pienamente, grazie alla potenza espressiva dell’artista, a coinvolgere e spiazzare il lettore, trascinandolo gradualmente all’interno della realtà soggettiva dei due protagonisti. Un libro da non perdere, del quale pubblichiamo la sapiente introduzione della prof.ssa Rita Cultrera e due pagine per ciascun racconto. Ringraziamo l’Autore per la gentile concessione.                               

p.p.

Introduzione

di Rita Cultrera

Tradurre in immagini e segni le parole che interpretano e descrivono il dramma dell’umana condizione non è fatica da poco, soprattutto quando a squadernare le vicende rappresentate è la follia, se questo è il nome con cui definiamo lo sguardo che, impietoso, abbatte ogni artificio e raggiunge il cuore dolorante della vita.

Ne il sosia di Dostoevskij e ne le memorie di un pazzo di Gogol la follia morde la vita, trascolora in essa, a volte con sotterranea perfidia, a volte in modo impudico e scoperto, specularmente nei lavori di N.Brugaletta la derelizione dell’io scompone le linee, le slabbra, le sottrae al rigore euclideo, con tecnica violentemente espressionista.

L’inconsistenza del reale si traduce in silhouette incorporee, che si stagliano su sapienti cromatismi, mentre l’astrattezza degli spazi e delle sagome depriva di concretezza il dato oggettivo, al di là di ogni preciso riferimento storico, e lo deforma in modo caricaturale.

Lo scardinamento della normalità in Dostoevskij e in Gogol opera in crescendo, se nel primo la follia è insidiata dal dubbio, nel secondo non rimane alcun margine di incertezza. Parallelamente sul versante iconico, gli esseri umani sembrano frantumarsi in una serie di fattezze fisiche che si animano separatamente, come se fossero delle maschere dotate di vita propria.

La rappresentazione realistica si sfalda sempre di più le forme si appiattiscono la figura, a tratti, lasciata quasi allo stato di abbozzo.

Ne le memorie di un pazzo le pagine si scompongono nei vari elementi che le tramano: immagine, testo e personaggio all’interno delle vignette sono sottoposte ad una spinta centrifuga che li sottrae ad ogni collocazione spaziale naturalistica, in una sorta di reductio ad unum che rende figure, oggetti e scrittura nudi segni grafici.

Rita Cultrera 

Di seguito, pubblichiamo due pagine tratte da ciascun racconto:

da “Il sosia” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881)

 

 

 

 

 

 

…e da “Le memorie di un pazzo“, di Nikolaj Vasil’evič Gogol’-Janovskij (Velyki Soročynci, 19 marzo 1809 – Mosca, 21 febbraio 1852).

 

 

 

 

 

 

L’acquisto del libro può essere fatto on line all’indirizzo: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/fumetti/499690/la-vita-e-i-suoi-altrove/

Nunzio Brugaletta

L’Autore si presenta: “Laureato in Matematica, ho insegnato Informatica presso l’ITC “F.Besta” di Ragusa. Da quando sono in pensione ho ripreso alcune passioni giovanili lasciate in stand-by durante l’attività lavorativa. Appassionato da sempre di disegno, fumetti, grafica, pittura e di tutto ciò che riguarda le arti figurative nelle sue varie espressioni. Disegnatore io stesso e appassionato lettore, con preferenza per i classici, ho messo assieme due passioni: il fumetto e i classici della letteratura. Ho realizzato (fino alla data odierna, Marzo 2019) adattamenti da racconti di Kafka e Pirandello da cui ne ho fatto due pubblicazioni. Continuo, almeno per ora, nella direzione di adattamenti da opere letterarie di ulteriori autori.”

 

Ragusa, febbraio 2020