Sapiens, di Y. N. Harari – recensione di Giuseppe Tumino
L’immagine rappresenta una pittura rupestre ritrovata nelle Grotte di Lascaux, in Francia, databile intorno a 15.000 a.C.
Pubblichiamo con piacere la recensione del prof. Giuseppe Tumino del libro “Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’Umanità”, di Yuval Noah Harari. Con la consueta chiarezza e capacità di sintesi, il prof. Tumino riassume i temi centrali del libro, che non mancherà di suscitare un dibattito che si preannuncia molto interessante. Saremo lieti di ospitare gli interventi sul nostro sito. (p.p.)
Con colpevole ritardo, solo adesso ho finito di leggere il bel libro di Yuval Noah Harari, Sapiens. Da animali a dei. Breve storia dell’Umanità, edito da Bompiani nella nuova edizione riveduta del 2021, ma apparso in originale nel 2011 e in prima edizione italiana nel 2014.
Si tratta di un’opera di una certa mole (più di 500 pagine), ma scritta con uno stile brillante, a tratti ironico, piacevole alla lettura.
Affronta un tema enorme: la storia dell’uomo dalla sua comparsa sulla terra ad oggi e smonta – questo è l’aspetto più interessante del libro – parecchi luoghi comuni sul tema del progresso storico.
La storia ha avuto inizio circa 70.000 anni fa nell’Africa orientale quando l’Homo Sapiens ha soppiantato l’Homo di Neanderthal ed ha cominciato a diffondersi in tutto il pianeta, fino a ritenersi l’unica specie umana esistente.
Nacque allora quello che l’autore chiama rivoluzione cognitiva. Dopo l’acquisizione della posizione eretta e la scoperta del fuoco, già avvenute, l’homo sapiens, essendo un animale sociale che ha bisogno degli altri per la sopravvivenza, ha sviluppato il linguaggio e con esso la tecnologia e la capacità organizzativa. Il linguaggio serve per scambiare informazioni (e pettegolezzi), ma può parlare anche di cose che non esistono: i miti.
Inizialmente i Sapiens erano cacciatori e raccoglitori. Gli spostamenti continui, la dieta diversificata, la profonda conoscenza del loro territorio li rendevano sani, agili e felici, senza effetti devastanti sulla natura.
La cosiddetta rivoluzione agricola, avvenuta circa 10.000 anni fa, invece, si è rivelata “la più grande impostura della storia”. Essa accrebbe la quantità di cibo disponibile ma non produsse una dieta migliore né una vita più comoda che, anzi, diventò più faticosa e più rischiosa perché faceva affidamento solo su singoli prodotti.
Così sono stati il frumento, il riso e la patata ad addomesticare l’uomo e non viceversa! Quindi la rivoluzione agricola ha mantenuto in vita più gente, ma in condizioni peggiori. Si è rivelata una trappola da cui non si poteva più tornare indietro, e, con l’agricoltura, anche l’allevamento di mucche, pecore, maiali e polli ha creato “le creature più sventurate mai vissute” per le pratiche sempre più crudeli a cui sono state sottoposte.
Fu l’attività agricola alla base di sistemi politici e sociali che generarono governanti che sequestravano l’eccedenza di cibo, lasciando agli agricoltori solo il minimo indispensabile.
Dopo la rivoluzione agricola, per organizzare sistemi di cooperazione di massa, si elaborarono tecniche di scrittura, ordini immaginari e istinti artificiali: la cultura.
Per governare in modo stabile un numero sempre più significativo di popoli, sorsero gli imperi. Ciò, con i commerci e il denaro, fu un fattore di riduzione delle diversità umane, anche se per mantenere un impero erano necessarie guerre, genocidi e deportazioni.
Un altro elemento unificatore fu la religione per la sua capacità di legittimare l’ordine sociale. Le religioni politeiste avevano il vantaggio di non esigere la conversione, ma il monoteismo, più fanatico e incline al proselitismo, finì con l’imporsi screditando ogni altra religione.
Quindi il denaro, l’impero e la religione furono i tre grandi fattori di universalizzazione e di unificazione dell’umanità.
Un’altra svolta importante nella storia dell’umanità fu data dalla rivoluzione scientifica che creò l’alleanza tra scienza, imperi e capitalismo (sapere è potere).
Il cap.16 affronta il tema del credo capitalista e sviscera la logica stessa del capitalismo, basato sul credito e sulla fiducia nel progresso futuro.
Ma la vera esplosione dell’attività umana si ebbe con la rivoluzione industriale, preceduta da una seconda rivoluzione agricola.
Oggi, per la prima volta nella storia, l’offerta dei beni ha sopravanzato di molto la domanda, creando una nuova etica del consumi Con essa si è verificato il crollo della famiglia e della comunità generando uno stato di trasformazione permanente con cui dobbiamo fare i conti.
Ma l’abbondanza accumulata non ci ha reso più felici. Oggi domina una mentalità liberale che esalta i sentimenti soggettivi, ma permangono sempre i limiti biologici, anche se l’ingegneria biomedica ha fatto passi da gigante per liberarci da questi limiti.
Che cosa diventerà l’homo sapiens? Non sappiamo dove stiamo andando. Siamo “dèi che si sono fatti da sé”, causando la distruzione degli animali e dell’ecosistema per il nostro godimento, senza essere mai soddisfatti.
Tragica quindi la domanda con cui il libro si chiude: “può esserci qualcosa di più pericoloso di una massa di dèi insoddisfatti e irresponsabili che non sanno neppure ciò che vogliono?”.
Giuseppe Tumino
Ragusa, 12 settembre 2022
Yuval Noah Harari è uno storico israeliano, nato a Kiryat Ata nel 1976. Addottoratosi in Storia medievale e militare presso la Oxford University nel 2002, docente all’Università ebraica di Gerusalemme, ha concentrato i suoi studi sui processi macrostorici, analizzando le dinamiche evolutive delle specie viventi su basi etiche e raccordandole con le dimensioni globali della contemporaneità. Autore di numerose pubblicazioni sulla storia militare (Renaissance military memoirs: war, history and identity, 1450-1600, 2004; Special operations in the age of hivalry, 1100-1550, 2007; The ultimate experience: battlefield revelations and the making of modern war culture, 1450-2000, 2008), ha raggiunto notorietà mondiale con i saggi Sapiens. A brief history of humankind (2014; trad. it. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità, 2016), Homo Deus. A brief history of tomorrow (2016; Homo Deus: breve storia del futuro, 2017), in cui individua come caratteri fondamentali dell’evoluzione umana la creatività e la fantasia, e la raccolta di saggi 21 lessons for the 21st Century (2018; trad. it. 2018).
(fonte: www.treccani.it)
L’Autore
Nato a Ragusa nel 1952, si è laureato in Filosofia nel 1975 presso l’Università di Catania con il prof. Francesco Romano (tesi sui Sofisti) ed ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Filosofia presso l’Università di Pavia con il prof. Mario Vegetti (tesi su Aristotele). Dal 1988 al 2015 ha insegnato Storia e Filosofia presso il Liceo Classico Umberto I di Ragusa ed ha fatto parte della Commissione Storica Provinciale per il rinnovamento della didattica della storia contemporanea. Ha pubblicato vari saggi di filosofia antica, alcuni dei quali sulla rivista Chronos. Quaderni del Liceo Classico, ed è stato relatore in numerosi corsi di aggiornamento e convegni di studio sia di storia che di filosofia.
e-mail: tuminogiuseppe52@gmail.com