Non
è importante cosa accada nella realtà, ma dove si trova l’occhio, qual
è la posizione e la direzione dello sguardo...
Un
gioco che faccio spesso con i bambini delle materne, nei laboratori, è
quello della pubblicità dello yogurt Yomo:
se li inquadro dall’alto diventano piccoli come formiche; se li inquadro
dal basso invece diventano giganti; se capovolgo la telecamera, camminano
sul soffitto…
Aldilà
dello stupore dei bimbi, quello su cui spingo è creare in loro un
cortocircuito che metta in crisi il sistema della percezione. Un attimo
prima della rivoluzione copernicana quello che contava era il dogma del medium.
Allora c’erano le Sacre Scritture, ora ci sono i media
audiovisivi: in entrambi i casi la funzione di controllo del medium
impone di conservare con violenza.
Ombre non
analizza e non disanima nulla perché è solo un libro, uno strumento di
carta; piuttosto si limita semplicemente a raccontare una trasformazione
già in atto, rapidissima e violentissima, dei mezzi di comunicazione di
massa. Siamo stati colonizzati, le nostre menti stanno adottando nuovi
sistemi operativi per ragionare, i nostri sogni sono piegati e piagati da
un immaginario imposto: il videogioco sparatutto strategico Call
of Duty oppure la fiction Incantesimo,
per quanto rifiutati e inaccettabili fanno filtrare i propri codici
percettivi e socio-affettivi. Che lo si accetti o no, siamo tutti adepti
di questa nuova religione della realtà
separata, della scissione tutta interna e interiore tra realtà e
rappresentazione tra la cosa e l’immagine.
Ombre è una
proposta di scambio, di confronto. È questo che offro e che cerco: un
confronto; un dialogo aperto sul cinema e la televisione: sul cinema già
visto e kolossale oppure invisibile, sulla televisione ordinaria e
mercantile o su quella di ricerca e di servizio.
Ombre è un
modo di guardare e di leggere la realtà, di imbarazzarsi oppure
indignarsi; è un tentativo di capire la comunicazione audiovisiva, ma
anche di affermare idee, di manifestarle; di fiancheggiare o contrastare
modelli di pensiero.
alessandro
de filippo
dicembre 2004
